La Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali

da Arcireport 15/03/2018, di Filippo Miraglia  vicepresidente nazionale Arci

Il 21 marzo del 1960 a Sharpeville in Sudafrica la polizia (bianca) attacca i manifestanti (neri) che protestano contro l’apartheid e ne uccide 69.

Le Nazioni Unite per ricordare quella strage e che il razzismo uccide, nel 1966 hanno istituito la Giornata Mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali. Quest’anno le Nazioni Unite dedicano il 21 marzo al tema Razzismo e incitamento all’odio, incluso il contesto migratorio.

Un argomento che è stato al centro della campagna elettorale appena conclusa ed ha portato, dopo anni di lavoro delle destre xenofobe e dei loro epigoni, al successo della Lega e del predicatore d’odio Salvini.

Ci siamo sforzati in questi anni, insieme a tante altre organizzazioni, di costruire alleanze con soggetti pubblici e del privato sociale, per tentate di contrastare le campagne diffamatorie e razziste contro i migranti e chi svolge attività di solidarietà. Ma siamo stati lasciati soli dalla politica e, salvo poche eccezioni, anche dalle istituzioni.

Da un lato c’è chi pensa che l’immigrazione sia un tema che fa perdere consensi e, nel tentativo di sottrarre spazio alle destre, mette in campo campagne e politiche discriminatorie.

È il caso del ministro Minniti (non è il primo purtroppo) che, ponendosi l’obiettivo di «non lasciare il razzismo ai razzisti», ha promosso una vera e propria campagna di diffamazione contro le ONG e imposto un Codice per molte inaccettabile, ha introdotto nella legislazione italiana norme discriminatorie nell’ambito delle garanzie giurisdizionali (la cosiddetta Orlando Minniti, che ha cancellato l’appello e il dibattimento davanti al giudice ordinario, impedendo ai richiedenti asilo diniegati di avere la possibilità di difendere le proprie ragioni davanti a un organismo indipendente) e ha stretto un patto mortifero con il governo fantoccio libico e con le milizie che controllano il territorio per bloccare ogni via d’accesso a coloro che fuggono da guerre e persecuzioni.

Dall’altro lato, una sinistra radicale sempre più frammentata e debole, si è concentrata su argomenti sicuramente importanti per la vita delle persone – povertà, precarietà del lavoro, riforme anti sociali (scuola, lavoro, grandi opere), consumo del territorio e distruzione dell’ambiente, lotta alla corruzione e alle mafie – senza tenere conto che con la campagna di distrazione di massa sull’immigrazione le destre hanno costruito un’egemonia mai così estesa e che, senza combattere la battaglia sui diritti delle persone di origine straniera, demolendo le becere argomentazioni delle destre, non c’è alcuno spazio per recuperare consenso nell’opinione pubblica e nel Paese reale.

È necessario che la società civile, le organizzazioni sociali, si facciano carico sia di un lavoro quotidiano ed efficace sul territorio contro ogni forma di discriminazione, sia che suppliscano all’assenza di un soggetto politico forte e autorevole che contrasti chi predica l’odio. Serve una coalizione per i diritti e la solidarietà contro ogni forma di razzismo e di odio.

Una coalizione che lavori anche per costruire un legame stabile con quei parlamentari e partiti che vogliono mettere al centro della loro azione l’antirazzismo come tema fondamentale per la tenuta della nostra democrazia. Il prossimo 21 marzo è l’occasione giusta per cominciare a farlo.

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