Il Numero Verde per richiedenti asilo e rifugiati compie 10 anni e presenta il Rapporto sulle attività del 2016

di Gaia Pietravalle, Ufficio Immigrazione Arci nazionale da ArciReport

 

 

 

 

 

 

Il Numero Verde per richiedenti e titolari  di protezione internazionale e umanitaria nel 2016 ha compiuto dieci anni continuando a garantire i suoi servizi di assistenza e consulenza legale, mediazione sociolinguistica in 35 lingue, accompagnamento nei percorsi di integrazione per richiedenti e titolari di protezione e allargando i suoi servizi di consulenza anche ad enti locali, pubblica amministrazione ed associazioni europee promuovendo un lavoro di rete anche transazionale.

Nel 2016  il Numero Verde ha registrato l’arrivo di 3136 chiamate (nonostante tale dato sia certamente inferiore al numero effettivo di chiamate ricevute poiché raramente l’intervento si esaurisce in un’unica chiamata). La nazionalità preponderante nei contatti avuti durante l’anno è stata quella cinese: questo ha  rappresentato una novità assoluta nella storia del servizio, carica di implicazioni specifiche che caratterizzano questo particolare gruppo di richiedenti asilo la cui richiesta di protezione si basa sulla negazione della libertà religiosa. Come operatori ci ha aperto al confronto con un contesto poco conosciuto, sia da noi che dalle Commissioni Territoriali e dalle istituzioni pubbliche, e ci ha posto la sfida di ripensare le nostre categorie con una lente socio-antropologica diversa da quella della nostra utenza usuale, che a seguire è rappresentata da cittadini della Nigeria, Gambia e Costa d’Avorio. In totale hanno chiamato utenti provenienti da 52 paesi diversi. Un altro dato importante riguarda l’incremento al 36% dei contatti da parte di utenza femminile rispetto agli anni precedenti (in passato infatti non aveva mai superato il 20%) che nuovamente è dovuto alla accresciuta utenza di nazionalità cinese, caratterizzata da una presenza prevalentemente di donne.

Nel corso dell’anno 2016 lo staff del numero verde, avvalendosi del lavoro degli avvocati e degli interpreti, ha portato avanti 155 casi di ricorso avverso il parere negativo della commissione territoriale per il riconoscimento dello status d’asilo al Tribunale Civile di Roma.

Di questi, al 31 dicembre 2016, 35 procedimenti erano giunti a conclusione, mentre 120 risultano tutt’ora in corso (proseguendo il procedimento nel 2017). Dei casi avviati nel 2016 solo 1 è giunto a compimento nell’arco dello stesso anno, con esito positivo (una protezione umanitaria). Questo dato si spiega con la lunghezza della procedura di ricorso,  che prevede generalmente mesi di attesa solo per fissare la prima udienza e tempi di risoluzione del procedimento superiore all’anno (1 anno e mezzo – 2 anni).

A fronte di questo dato di osserva però che nella maggior parte dei casi il ricorso presentato al Tribunale Ordinario ha portato ad un ribaltamento del risultato, riconoscendo un bisogno di protezione del richiedente nell’ 80% dei casi ( protezioni sussidiarie 69%, protezioni umanitarie 20%). I casi di rigetto, 11%, sono dovuti nella maggior parte dei casi all’irreperibilità dei ricorrenti: infatti i lunghi tempi di attesa talvolta spingono la persona ad abbandonare la procedura in Italia per raggiungere altri paesi europei.

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