Soldi e armi per esternalizzare il controllo delle frontiere

da ArciReport del 27 luglio 2017 di Sara Prestianni

 

Si sono ritrovati a Tunisi, lo scorso 24 luglio, per pianificare la politica di esternalizzazione del controllo delle frontiere i rappresentanti dei Paesi africani ed europei più interessati dalla rotta del Mediterraneo centrale. L’obiettivo: arginare la situazione libica rafforzando le relazioni con i Paesi vicini.

Fondi europei allo sviluppo condizionati alla gestione delle frontiere per coinvolgere sempre più i Paesi di origine e transito dei migranti nel controllo dei flussi verso l’Unione Europea. Italia ed Europa stanno battendo questa via, stanziando i fondi necessari. La logica dell’esternalizzazione prevede da un lato la chiusura delle frontiere marittime e terrestri, dall’altro procedure di espulsione accelerate.

Il governo italiano ha istituito un fondo specifico per il contrasto della migrazione dai paesi africani, un fondo che, come quelli europei, attinge al budget previsto per la cooperazione internazionale e gli aiuti allo sviluppo. 200 milioni di euro è la somma annunciata dal ministro Alfano come dotazione del ‘Piano Africa’. Fondi  cui si vanno ad aggiungere le 10 motovedette regalate alla Libia.

I due principali paesi su cui si concentrano gli sforzi europei sono Niger e Libia.  La Libia si è vista attribuire, nel 2016, 120 milioni di Fondi Fiduciari a cui si sono aggiunti 90 milioni nel 2017. Il governo italiano invece ha risposto alla richiesta di Al Sarraj con un primo contributo di 200 milioni provenienti dal Fondo per l’Africa. In cambio, la Libia, sulla carta, si impegna a controllare le sue frontiere terrestri e marittime mentre OIM e UNHCR  dovrebbero assicurare migliori condizioni di vita dei migranti nel paese.

Tuttavia la realtà libica resta quella che conosciamo. Centri di detenzione fatiscenti in cui i migranti subiscono trattamenti disumani e degradanti e una frontiera meridionale fuori controllo in cui si praticano violenze e rapimenti. Nel tentativo di aggirare il caos libico, l’attenzione si focalizza anche più a sud. Il Niger è diventato uno dei paesi prioritari su cui concentrare  gli  sforzi economici e politici. Agadez resta il principale punto di transito verso la rotta del Mediterraneo centrale. Inoltre il Niger è disponibile ad accettare tutte le richieste di Bruxelles, diventando un ‘modello’ nella strategia di esternalizzazione. Un po’ come lo è la Turchia sulla rotta orientale. Per questo il governo nigerino si è visto attribuire diversi milioni di euro.

E dopo la firma di un accordo di collaborazione, l’Italia ha annunciato a sua volta lo stanziamento di 50 milioni di euro. Per rafforzare l’intesa tra i due paesi, l’Italia ha appena aperto un’ambasciata nella capitale Niamey, ma  il governo Italiano punta anche alla via militare. Il ministro Minniti ha annunciato l’operazione ‘Deserto Rosso’: uomini e mezzi nel deserto nigerino capaci di formare le guardie di frontiera libiche nell’intercettazione e blocco dei migranti.

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